Sanremo 2020 e la complessità

Sono Anna, ho 37 anni, sono vegana e dall'inizio del lockdown di Marzo 2020 ho iniziato a curare questa pagina.
Allo stesso tempo questa pagina ha curato un po' anche me, facendomi compagnia nelle infinite giornate di smartworking.
Qui racconto le mie ricette facili, dispenso pillole di veganismo basic e racconto un sacco di fregnacce (guardate le storie in evidenza "pandoro Scanu" per capire se sono il tipo di persona che volete nel vostro Instagram).

Questa settimana qui però non troverete consigli di cucina bensì le pagelle di #sanremo2021
Ebbene sì, lo guardo e non me ne vergogno anzi lo rivendico!
Nonostante sappia che è un teatrino trash, che il ruolo delle donne è spesso ridotto a statuine di contorno, che la musica non è protagonista e forse è un bene perché spesso fa pena e compassione.

Io guardo Sanremo perché mi diverte, perché lo trovo davvero assurdo ma sempre e comunque una pietra miliare della nostra cultura nazionalpopolare, perché ogni anno per me Sanremo significa cena con gli amici per la finalissima e chat infinite con le amiche a commentare trucco&parrucco delle star.

Guardo Sanremo con la consapevolezza che è anche il riflesso di tante cose che non vanno nel nostro paese: dai presentatori che quando va bene sono viscidi e quando va male sono Amadeus, delle donne chiamate sul palco perché fidanzate di qualcuno, di soubrette piene di botox che elogiano la bellezza naturale senza un briciolo di ironia.

Eppure mi diverte, non posso negarlo, anche se sono femminista e attivista, anche se non mi rappresenta...nonostante tutto mi strappa grandi risate.

Sanremo è il modo in cui abbraccio la mia complessità, fatta di grandi principi infallibili come il femminismo e il veganismo, e grandi cadute trash come piangere davanti a Tzn che canta Mia Martini all'Ariston mentre mangio la pizza ai peperoni sul divano.

Abbracciamo la nostra complessità e le nostre contraddizioni, non c'è sempre bisogno di anelare alla perfezione. ❤️

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